MOTIVAZIONE
Paolo Vettori, come già nelle sue opere precedenti, è dotato di una memoria individuale, ma anche indiretta, che si dimostra inesauribile. L'autore inaugura ad ogni pagina dei ventagli veri e propri di voci, dei caleidoscopi viventi di particolari che custodiscono, ciascuno, una possibile altra storia: come tanti bivi e trivi, dissigillati e socchiusi continuamente dinanzi agli occhi del lettore, i nomi, i luoghi e gli incontri stessi si fondono in un profluvio ignaro di barriere e aperto in tutte le direzioni. Sembra un grande mare mosso da un vento leggero, quello che Vettori dipinge risalendo di volta in volta le onde che quel mare stesso produce. E come nel concerto per pianoforte e orchestra # 3 di Sergej Rachmaninov, fra i violini e i violoncelli in burrasca, il pianoforte sembra risalire i marosi, e appare e scompare per riapparire più forte e più intatto, così, allo stesso modo, in mezzo alla miriade di storie che le une alle altre in queste poche pagine si accavallano, ecco che ci si trova a inseguire una giovane fascinosa russa di nome Ljuba.
CIRCOSTANZE
Ma a spingermi oltre gli Urali, più che la mia passione per la Storia, è stato soprattutto il desiderio di accostarmi alla complessa realtà di uno Stato-Continente con solide radici europee ma sempre più chiaramente proiettato verso le dinamiche economie asiatiche del Pacifico, non solo la Cina ma anche la Corea del Sud e il Giappone.
È una sensazione che si avverte con grande evidenza proprio in quello che i russi chiamano “Dalny Vostok” (Lontano Oriente), a Kabarovsk e soprattutto a Vladivostok, una città modernissima e in continua evoluzione, su cui Putin ha investito molto, sino a trasformarla da semplice avamposto militare a vetrina, sul Pacifico, della Russia del Nuovo Millennio.
Le lunghe giornate, trascorse in treno o comunque su itinerari assai poco “turistici”, mi hanno consentito di entrare in contatto, grazie alla conoscenza della lingua acquisita in questi ultimi tre anni, con fasce significative della popolazione (pensionati e lavoratori della provincia o meglio, in questo caso, delle province transuraliche) che rimangono fuori dalla portata del turismo occidentale, troppo spesso fermo alle due storiche capitali della Russia moderna, Mosca e San Pietroburgo. Le lunghe giornate, trascorse in treno o comunque su itinerari assai poco “turistici”, mi hanno consentito di entrare in contatto, grazie alla conoscenza della lingua acquisita in questi ultimi tre anni, con fasce significative della popolazione (pensionati e lavoratori della provincia o meglio, in questo caso, delle province transuraliche) che rimangono fuori dalla portata del turismo occidentale, troppo spesso fermo alle due storiche capitali della Russia moderna, Mosca e San Pietroburgo.
Mi auguro che i miei appunti di viaggio, del tutto privi di qualsiasi pretesa di esaustività, possano stimolare nel lettore il desiderio di conoscere meglio questo grande e complesso Paese, andando oltre gli stereotipi e i pregiudizi, ancora molto radicati, in Occidente e non solo.