TESTO
[Intro]
C’è un colosso a Barletta, in Puglia, conosciuto come Eraclito o Arè nel dialetto locale.
Si tratta di una gigantesca statua in bronzo, più alta di quattro metri, che risale al secolo quinto dopo Cristo.
Si innalza vicina alla Basilica del Santo sepolcro, raffigurando forse l’imperatore Teodosio - anche se il fatto è incerto.
[Verse 1]
Con un escamotage, Paolo Vettori attribuisce il nome altisonante e tenero insieme, il gigante di Barletta, al protagonista del suo romanzo, Dmitry, ultimo nipote di una famiglia di italiani in Crimea negli anni della seconda guerra.
[Bridge]
E accorda, proprio con questo nome, le vicende immaginarie della famiglia in questione a quei luoghi lontani e all’Italia. La storia di una famiglia nel cuore della storia dell’Europa, potrebbe dirsi essenza del volume.
[Verse 2]
“Il gigante di Barletta. Un italiano di Crimea nei gulag di Stalin” è uno dei libri di spessore e profondo significato di Paolo che racconta con crudezza e coinvolgimento le vicende di un grande personaggio italiano vissuto nella profonda Russia, tra sfide immani e drammi umani che segnano un’intera epoca. Paolo Vettori ne racconta la storia con maestria, intrecciando il destino individuale con quello collettivo.
[Chrorus]
Un romanzo storico, dunque. Ma “Il gigante di Barletta” si mostra diverso da molti romanzi storici contemporanei. Che qui, a dominare, diversamente dal solito, sempre è la seconda.
[Outro]
La penna di Paolo ne stila la storia, che è la grande protagonista del libro, mentre i personaggi, che una trama sommuovono per colorirla, sono soltanto uno dei suoi fondali.
E dal libro scaturisce una canzone...
