TESTO
[Instrumental]
[Strofa 1]
Ewa sorride tra i vetri appannati
sulle strade umide di Danzica
nei mercati dove il tempo è fermo
e il polacco si intreccia alla musica.
Tra parole rotte e zuppe di barbabietola,
cerco la Storia nei gesti della gente,
in una lingua che non mi appartiene
ma che mi chiama dolcemente.
[Ritornello]
Tra le frontiere che dividono il mondo,
cammino leggero ma porto domande.
Kaliningrad dorme su ceneri antiche,
mentre il cuore batte in mille lingue.
Nie turysta, viaggiatore io sono,
senza confini, senza perdono.
[Strofa 2]
Katia mi parla di vetrine occidentali
tra i fantasmi grigi del blocco sovietico.
Olga mi offre una torta di ricotta
e storie cucite nel silenzio storico.
Ogni passo è un ricordo, ogni nome un confine,
fra la nostalgia e la nuova Europa,
cammino dove il mondo si stira sottile
come il filo di ferro sopra la mappa.
[Ritornello]
Tra le frontiere che dividono il mondo,
cammino leggero ma porto domande.
Kaliningrad dorme su ceneri antiche,
mentre il cuore batte in mille lingue.
Nie turysta, viaggiatore io sono,
senza confini, senza perdono.
[Bridge - parlato/sussurrato]
«A Nova Gorica non si chiede il passaporto,
si condivide il pane e una lingua nuova.
La frontiera è un’illusione,
come le ombre su un muro che nessuno guarda più.»
[Strofa 3]
Vera mi insegna una parola impronunciabile,
Marja una ricetta e un segreto del cuore.
E io scrivo tra i vagoni e le chiese ortodosse
le risposte a domande nate altrove.
Sotto la pioggia, tra i boschi e le stazioni,
i confini diventano ponti di suoni,
e il viaggio, più che una meta,
è un modo per chiedere: “Chi siamo, davvero?”
[Ritornello finale - corale, più ampio e orchestrato]
Tra le frontiere che dividono il mondo,
cammino leggero ma porto domande.
Baltysk sogna sotto nuvole rosa,
le città invisibili mi chiamano ancora.
Nie turysta, viaggiatore io sono,
figlio dei venti, senza perdono.
[Outro - solo musicale lento, malinconico, dissolvenza sonora]
